Articoli e Interventi >> La Calabria può ancora farcela da sola
 
(Quotidiano del Sud del 23 novembre 2014)
Se la nostra classe dirigente avesse avuto, fino ad oggi, piena consapevolezza della complementarità e della interdipendenza tra principi, valori e comportamenti, forse le nuove generazioni si troverebbero confrontate con una Calabria più sana, più onesta, più competitiva, più dignitosa, meno vecchia e meno “stanca". I giovani stanno scomparendo e quelli che rimangono ci rimproverano, indignati, di averli lasciati persino senza speranza.
Tuttavia,  forse,  questa speranza la potremmo recuperare  se ci convincessimo, noi della "vecchia guardia",  che bisogna farci perdonare  molti errori commessi, specialmente in questi ultimi cinquant’anni, attraverso un grande atto di umiltà; e cioè, prima di tutto, chiedendo scusa  per i nostri fallimenti, e, nello stesso tempo, mettendo a disposizione, in modo incondizionato, la nostra esperienza al servizio di una crescita sostenibile.
Persino, la Chiesa ha chiesto e chiede, tuttora,  perdono per il male  che ha fatto, specialmente, in alcuni periodi storici, ai poveri ed ai deboli. Il Comunismo più ortodosso si è quasi redento, permettendo il rifiorire della democrazia sociale. Un certo Capitalismo si sta rendendo conto che il pianeta ed i suoi uomini non devono morire in questo modo così stupido, a causa  dalle loro  malefatte che hanno avvelenato l'ambiente ed immiserito i poveri. Questo “ritmo dei mutamenti” dovrebbe essere tenuto ben presente dalla classe politica che si sta organizzando a governare la Calabria e rompere, finalmente l’incantesimo dell’immobilismo e della rassegnazione.
Se la “teoria della relatività” è considerata ormai  un principio assoluto, lo stesso, forse, potrebbe valere per la “teoria della creatività”: fare sprigionare Energia positiva e creativa dalla Conoscenza e dall’Esperienza, al servizio della Modernità. Un’equazione facilissima se chi intende governare riesce a sentire il dovere morale di dare concretezza al rispetto del principio di Prossimità e, cioè, prendere le decisioni il più possibile vicino  alle reali esigenze, sia  dei singoli cittadini, che della società regionale nel suo insieme.
E questo è possibile solo se si costruisce un equilibrio stabile nel quale ad una parte dei tanti giovani preparati, volonterosi e creativi della Calabria venga data la possibilità di condividere, la “missione del governare”. E insieme con quei politici di buona esperienza che hanno  svolto o, comunque, hanno tentato di svolgere il loro ruolo istituzionale,  dando al potere  il giusto valore di servizio e non di gestione di affari privatistici e/o personali.
Noi siamo, infatti, convinti che solo lo sviluppo di una  “intergenerazionalità” culturale ed istituzionale potrebbe dare segnali di discontinuità rispetto al passato. La Calabria è stata sempre priva di un modello di sviluppo adeguato rispetto alle sue specificità e peculiarità,  in quanto, a nostro avviso, sono mancati i pilastri e le fondamenta necessari per garantire una crescita strutturale e sostenibile del territorio e della società regionali. Ci riferiamo, in particolare,  al processo di programmazione unitario e condiviso, alla buona qualità della produzione normativa ed alla creazione di una classe burocratica preparata, matura ed indipendente rispetto alla degenerazione della politica.
L’assenza di questi strumenti hanno impedito anche la costruzione di una società civile capace di rimanere coesa ed unita nelle battaglie per la difesa dei diritti dei cittadini e per  crescita di una vera cultura della legalità. Guai, quindi,  a ripetere  gli stessi errori del passato che hanno fatto tanto male ed hanno prodotto tanti guasti alla nostra regione. La globalizzazione ci insegna che, per essere competitivi, in tutti i sensi, occorre una grande capacità di definire, con prontezza, adeguate strategie di adattamento rispetto al veloce ritmo dei mutamenti.
Se è vero, perciò, che la   competitività della Calabria si gioca essenzialmente sullo sviluppo della sue peculiarità e specificità e sulla valorizzazione delle sue naturalità, perché  non dedicare questa legislatura solo alle grandi priorità della nostra regione, indicando, con chiarezza e trasparenza, tempi e modi di attuazione degli obiettivi che si intendono raggiungere? Queste priorità le conosciamo tutti, ma, non sono state prese, fino ad oggi, nella debita considerazione perché, probabilmente, non riescono a produrre, nell’immediato, i risultati pretesi dal clientelismo e dai localismi.
Ci riferiamo, in particolare, ad un grande progetto integrato per la prevenzione dei rischi naturali ed antropici, al sostegno delle unicità e tipicità dei nostri prodotti, alla valorizzazione dei nostri beni ambientali e naturali, all'innovazione ed alla ricerca (non imitativa), alla formazione, al rafforzamento della cultura del "sociale"  ed alla valorizzazione di tutte le energie creative che abbondano in questa regione. Se non si fertilizza il sistema, il deserto avanzerà e saranno sempre più inutili tutti gli interventi che si vorranno realizzare, perché avranno sempre la caratteristica di provvedimenti tampone, figli dell’emergenza e della straordinarietà e, quindi, fini a se stessi. Senza un vero “Patto per la crescita sostenibile” non si va da nessuna parte.
Uno dei punti forti dell’azione di governo regionale  dovrebbe essere, quindi, quello di  consentire la creazione di una rete virtuosa tra i veri pilastri del nostro sistema istituzionale, sociale, economico e culturale. Questo “insieme funzionale” consentirebbe, forse, alla regione più sismica d’Italia, sempre alluvionata, sempre più vecchia,  sempre più povera e sempre più disoccupata,  di cominciare a creare le premesse per riprendersi dall’immobilismo storico che l’opprime.
Basterebbe sapere combinare i valori etici della società con le potenzialità del territorio. Ogni soggetto chiamato a far parte della rete dovrebbe dare il suo contributo attivo e positivo in questo modello di crescita che potrebbe dare speranza alle nuove generazioni per un futuro ed un benessere sociale migliore. Le Istituzioni potrebbero apportare, finalmente, il buon governo nel contesto della prossimità; la Società Civile,  il rispetto dei valori comuni e la capacità di rafforzare l’unità nella diversità; la Famiglia, l’educazione civica ed il rispetto delle regole; la Scuola, la cultura della legalità e quella del sapere e della conoscenza e la Chiesa, la solidarietà, la reciprocità e la morale.
Su queste basi, forse, si potrebbe costruire, finalmente, quel “sistema delle opportunità” tanto necessario ed indispensabile per rafforzare il sistema produttivo regionale. Per dare occupazione ai tantissimi giovani in cerca di lavoro e  migliorare la qualità della vita di una Calabria ancora “approssimativa” nell’erogazione dei servizi a favore dei cittadini.
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