Articoli e Interventi >> LETTERA APERTA AL NUOVO PRESIDENTE DELLA REGIONE CAlABRIA: “Diamo più spazio alla società civile”
 
(Quotidiano del Sud del 18 novembre 2014)

Caro Presidente,
fra qualche settimana "prenderai servizio" e ti troverai confrontato con gli stessi problemi, mai risolti, che affliggono la Calabria dal 1970 e, cioè, da quando è nato l'Istituto regionale.
Prima di te si sono succeduti 21 presidenti nei primi trent'anni di regionalismo, durati in carica, in media, 17 mesi, con un "massimo" storico  di Antonio Guarasci (4 anni) ed un minimo, altrettanto storico, di Giambattista Caligiuri (4 mesi).
Poi, ti hanno preceduto tre Governatori dal 2000 al 2014: il primo ci ha regalato tre rimpasti di Giunta, il secondo quattro ed il terzo si è dimesso: un fallimento totale che ha visto la  Calabria regredire sempre più.
Se darai uno sguardo a tutti i  24 programmi politici che sono stati alla base  dell'attività di governo degli Organi della Regione (Presidente, Giunta e Consiglio) in questi suoi 45 anni di vita, ti potrai facilmente rendere conto che essi hanno un "grande" punto in comune: una sconfortante ripetitività dei mali della Calabria e gli stessi buoni propositi per risolverli , scaricando la colpa dei fallimenti alla classe politica precedente che, guarda caso, era composta, quasi sempre, dalle stesse persone.
Purtroppo, i problemi enunciati dal Presidente Guarasci nel 1970, sono esattamente identici a quelli di oggi; nulla è cambiato.
Anzi, ci troviamo di fronte ad una regione con problemi strutturali molto più gravi rispetto al passato; il sistema produttivo è praticamente inesistente, la disoccupazione giovanile supera il 65%, la povertà sta raggiungendo livelli elevatissimi (quattro volte superiore a quella del Nord), ed il reddito medio pro-capite è ormai congelato intorno al 50% rispetto a quello delle regioni settentrionali del nostro Paese.
La qualità della vita rimane costantemente bassa, accompagnata dall'impennata del lavoro nero (31%) e dal rafforzamento del potere della criminalità organizzata.
Basta analizzare i dati di Eurostat,  Istat, Svimez, Bankitalia ed Unioncamere, sulla Calabria per rendersi conto della veridicità delle nostre preoccupazioni.
Abbiamo, persino, raggiunto il triste primato di essere relegati al terz’ultimo posto tra tutte le “Regioni Convergenza” dell’Unione Europea , avanti solo all’Isola di Reunion ed alla Guadalupa  (Dipartimenti Francesi d’Oltremare).
La politica pubblica è ormai la sola fonte di  produzione della ricchezza regionale (oltre il 75%) e l'utilizzo delle risorse finanziarie  ordinarie, straordinarie e comunitarie su rivela sempre più basso, in termini di qualità degli interventi attuati, e sempre più scadente  in termini di impatto sociale, economico e culturale.
Se qualche "esperto illuminato" ti dovesse consigliare di dire o di scrivere che, con la prossima programmazione comunitaria 2014/2020 si potranno risolvere i problemi della Calabria, non farti abbindolare; sono gravi falsità che ti faranno passare alla storia come l'ennesimo presidente che promette tutto e poi nulla conclude.
I 62 miliardi di euro assegnati fino ad oggi alla Calabria, ai diversi livelli istituzionali, a partire dall’avvio dell'intervento straordinario (1950), ci dicono che lo sviluppo strutturale della regione non può avvenire solo con le risorse finanziarie, tra l'altro disperse  in mille rivoli, non solo  da un clientelismo sfrenato e dai localismi spudorati, ma bruciate dai "prenditori di contributi" e dilapidati dall'intreccio tra politica ed affari.
Chi governa deve avere il dovere morale di dare spazio alla società civile e permettere al cittadino di conoscere, con la massima trasparenza, l'operato della classe politica e quello della burocrazia.
Noi pretendiamo un “estratto conto” di quello che viene fatto.
I principi di Solidarietà, Reciprocità, Coesione, Sussidiarietà, Governance e Prossimità non devono essere delle semplici enunciazioni per infarcire i programmi politici di governo di belle parole, al solo fine di  prendere in giro gli elettori, ma impegni seri e propedeutici all'avvio di un vero progetto di crescita della Calabria.
Noi non pretendiamo, caro Presidente, che tu realizzi tutto in 5 anni; per risollevare le sorti della Calabria ci vuole molto più tempo; a noi calabresi basterebbe che venisse almeno avviato quel "processo di discontinuità" di cui sempre si parla ma nessuno, poi, riesce a toccare con mano, alla fine di ogni legislatura.
Noni abbiamo bisogno di un "capostipite" del cambiamento e non di un falso messia.
Quello che noi cittadini ti chiediamo è di definire un codice etico  per consentire la costruzione di un “patto per le crescita”, attraverso il quale le istituzioni, la famiglia, la scuola, la società civile e la chiesa (last, but not least), possano, insieme,  dare stimolo e prospettive alle nuove generazioni che, ormai rassegnate, stanno emigrando in massa, lasciando spazio ad una Calabria sempre più "vecchia".
Noi abbiamo bisogno di segnali immediati assolutamente tangibili: basterebbe ad esempio, dare  immediatamente sostegno alla piccola impresa, dare priorità agli interventi legati alle specificità, peculiarità, unicità e tipicità del nostro sistema regionale (favorendo in assoluto i giovani), utilizzare l'enorme quantità di risorse finanziarie esistenti per l'innovazione, la ricerca e la formazione, purtroppo quasi totalmente inutilizzate.
Vorremmo concreti segnali di trasparenza e maggiore capacità di controllo sulla gestione delle risorse pubbliche, nonché tolleranza zero verso gli affaristi, i “prenditori di contributi” e la burocrazia corrotta.
Siamo stanchi di emigrare (oltre due milioni di persone hanno lasciato la Calabria dal 1872 ad oggi), siamo delusi di constatare che, ormai, i diritti di ciascuno di noi sono stati trasformati in “favori” da parte di una classe dirigente che vuole mantenere e gestire il “potere” a tutti i costi.
Quando venne istituita la regione (1970), la gente sperava che le cose sarebbero finalmente cambiate; andò a votare l’81,87% degli aventi diritto al voto.
Nel 2010,  tale percentuale è scesa al 59,25%.
Caro Presidente, la fiducia è una cosa seria!
Buon Lavoro.


Vincenzo Falcone
*Già Segretario Generale del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea e Docente Universitario
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