Articoli e Interventi >> Le tragedie del passato non insegnano nulla?
 
Quotidiano del Sud dell’8 febbraio 2015

Il terremoto del  1783 che colpì, in modo particolare, Reggio Calabria, l’intera piana di Gioia Tauro e Messina (magnitudo  7.0 e grado XI della scala Mercalli) fu uno degli eventi sismici tra i più lunghi e disastrosi che siano mai avvenuti nella storia del nostro Paese (avvertito in tutta l’Italia Meridionale): cinque scosse fortissime, in due mesi, e centinaia di scosse minori che sconvolsero, in modo indescrivibile, l’intero territorio.
Le  frane, gli scivolamenti ed i distacchi di vaste porzioni di terra, i crolli delle case ed i  fenomeni di liquefazione, accompagnati da uno spaventoso maremoto (che uccise, solo a Scilla, 1.300 persone rifugiatesi sulla spiaggia in seguito alla scossa del giorno precedente), provocarono 30.000 vittime, quasi tutte in Calabria, a cui si aggiunsero altri diecimila morti, negli anni successivi, a causa di alluvioni, frane, inondazioni, mareggiate, carestie, epidemie, malattie e miseria.
Circa 125 anni dopo, nel 1908, un’altra scossa catastrofica, d'eccezionale gravità ed un maremoto di notevoli proporzioni  provocarono oltre 95.000 morti (80.000 a Messina, su una popolazione di 140.000 abitanti e 15.000 a  Reggio Calabria, su una popolazione di 45.000 abitanti).
Tutto ciò, purtroppo non è  bastato per far comprendere alla classe dirigente di questi ultimi 107 anni che la Calabria, essendo la regione con la più l’elevata pericolosità sismica d’Italia, la più degradata dal punto di vista idrogeologico (l’82,5% dell’intero territorio, secondo i dati Eurispes) ed una delle più “alluvionate”, merita un’attenzione particolare in termini di difesa del suolo, di prevenzione e di capacità di sapere affrontare l’emergenza, visti i rischi che corrono i cittadini e l’intero territorio regionale
Quando arrivano le alluvioni in Calabria, per esempio, quasi tutti si meravigliano come se si trattasse di un evento straordinario mai visto e verificatosi prima.
Bisogna, ricordare, invece, che dall’Unità d’Italia ad oggi, si contano, in Calabria 88 anni di alluvioni (non 88 alluvioni!), prevalentemente nella Provincia di Reggio Calabria, e con una intensità temporale sempre più frequente che provoca gravissime conseguenze, anche in termini di perdita di vite umane.
Ormai, i cambiamenti climatici e le catastrofi determinate dal comportamento umano hanno mobilitato l’intero pianeta e la stessa Unione Europea, da oltre 10 anni, dopo avere esteso le  proprie competenze (condivise) in materia di difesa dell’ambiente e lotta contro l’inquinamento delle acque, ha esplicitamente cominciato a trattare, in termini di coordinamento, le questioni legate più specificamente alla protezione civile.
Lo stesso Trattato di Lisbona, nel 2007, riconosce l’importanza strategica della cooperazione nell’ambito  della protezione civile, al fine di rafforzare l'efficacia dei sistemi di prevenzione e di protezione dalle calamità naturali o di quelle provocate dall'uomo
Per quanto ci riguarda, noi siamo, particolarmente, preoccupati della mancanza quasi assoluta, da parte dell’Istituto regionale e dei Comuni della Regione, di strumenti in grado, non solo di pianificare e gestire l’emergenza, ma di  avere, da un lato piena conoscenza degli scenari di rischio legati alle specificità del territorio ed alla sua vulnerabilità e, dall’altro, coscienza e consapevolezza del concetto di rischio in funzione della pericolosità e dell’intensità dell'evento calamitoso.
Come è noto, a seguito della modifica del titolo V della Costituzione, si è in presenza di un’effettiva e sostanziale devoluzione di competenze ai livelli locali.
Non dimentichiamo, ad esempio che il Sindaco che è la massima autorità di protezione civile a livello locale, in prima persona, ha fra i suoi compiti la gestione dell’informazione preventiva della popolazione, nonché l’organizzazione e gestione dei primi soccorsi.
Purtroppo, in generale, dobbiamo constatare che, oggi, la nostra Regione non è certamente attrezzata per far fronte ad eventi complessi se si considera che, a livello di protezione civile, non sono stati ancora completati i piani comunali di emergenza, il sistema di allertamento, la rete radio e la sale operative mobili (regionali e provinciali).
Il sistema informativo territoriale di gestione delle emergenze è sotto utilizzato, mentre  sono inesistenti il sistema radar meteorologico e la Rete GPS, i centri operativi misti e quelli integrati territoriali. Il volontariato, infine, non è organizzato, e non si è ancora proceduto all’implementazione ed adeguamento della Colonna mobile regionale.
Anche le Convenzioni con le Capitanerie di Porto, il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e  le Prefetture per l’interscambio dei flussi informativi  non ci risulta che siano  state sottoscritte.
Se diamo, poi,  uno sguardo, alle strutture regionali, preposte alla prevenzione, monitoraggio, controllo dei rischi ed al pronto intervento, esse sono, poco organizzate, poco efficienti e prive di coordinamento (vedi l’Autorità di Bacino, il Centro Funzionale Multirischio, il Servizio Agrometeorologico e quello agro-pedologico, il Servizio cartografico regionale e quello agro-cartografico di Reggio Calabria, il Servizio antincendi boschivi), mentre manca  un collegamento funzionale con il Sistema Informatico regionale e l’Elisoccorso.
Non esiste l’Istituto Geologico Regionale, mentre  per quanto concerne il Servizio Statistico, da anni giace, presso la Commissione Consiliare competente del Consiglio regionale una proposta di legge per la sua istituzionale e funzionamento.
Abbiamo sentito parlare di alcuni uffici riguardanti le reti di  monitoraggio meteo-oceanografico e meteo-idrologico, ma non siamo riusciti a sapere dove sono collocati, mentre per quanto concerne l’Osservatorio Epidemiologico ed il Sistema Informativo Sanitario Regionale, se ne parla da decenni, ma nulla è stato concretamente  fatto.
Attualmente, un’ignoranza diffusa pervade l’intera popolazione: moltissimi non sanno cosa fare nelle situazioni di emergenza e allo stesso tempo non sanno neanche quali azioni devono aspettarsi dagli altri.
Come è possibile constatare, la cultura della prevenzione non appartiene alla vita istituzionale di questa regione che attende, tanto per completare questo desolante “quadro”, la costituzione dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile il cui progetto di legge è insabbiato, da tempo  presso qualche Commissione del Consiglio Regionale.
Buona fortuna Calabria!

Vincenzo Falcone
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