Articoli e Interventi >> VLADIMIR PUTIN: COSA PENSO DEL COMUNISMO
 

Intervento del Presidente della Russia Vladimir Putin, a margine della partecipazione al Congresso del Fronte Popolare Russo, nel gennaio del 2016.

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Propongo la lettura di questo intervento perché lo considero illuminante, almeno per me, in ordine alla storia del comunismo,  vissuto ed analizzato di un "uomo di partito", oggi Presidente della Russia.

Quello che mi ha colpito di più è la lucidità del suo pensiero, l'autocritca implacabile ma, nello stesso tempo, misurata della "perversione" della "Dittatura del Proletariato e l'elevato spessore culturale delle sue considerazioni  mirate a presentare la Russia, oggi, come un nuovo attore per la crescita e la stabilità del sistema generale, a livello mondiale.

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....."In generale, se volete la mia opinione, sapete che come milioni di cittadini sovietici (più di 20 milioni) io ero un membro del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica), e non semplicemente un membro: per quasi 20 anni ho lavorato per l’organizzazione chiamata Comitato per la Sicurezza dell’Unione Sovietica (KGB). Questa organizzazione deriva dalla Cheka (Commissione Straordinaria di Contrasto della Contro Rivoluzione e del Sabotaggio), successivamente chiamata l’unità armata del Partito. 

Se, per qualche ragione, una persona lasciava il Partito Comunista, veniva immediatamente licenziata dal KGB. 

Io non mi sono iscritto al Partito semplicemente per obbligo, sebbene non possa dire di essere stato un comunista tanto fervente, ma avevo un grande riguardo per tutta la faccenda. 

A differenza di molti, io non ero funzionario del Partito: ero un semplice militante.  

E a differenza di molti funzionari, non ho stracciato la tessera, non l’ho bruciata. 

Oggi non voglio criticare nessuno, le persone erano mosse da diversi intenti e questi sono affari loro. 

Il Partito Comunista dell’Unione Sovietica cadde. 

La mia tessera esiste ancora, da qualche parte. 

Le idee comuniste e socialiste mi sono sempre piaciute. 

Se consideriamo il Manuale del Costruttore del Comunismo, che era largamente diffuso in Unione Sovietica, beh, assomiglia molto alla Bibbia. 

Non è uno scherzo: era effettivamente un estratto della Bibbia: affermava bei principi: la giustizia, la fratellanze, la felicità. 

In ogni caso, l’applicazione pratica di queste idee in questo paese non ha avuto molto in comune con ciò di cui parlavano i socialisti utopistici tipo Saint Simen e Owen. Questo paese assomigliava poco alla loro Città del Sole.

Tutti accusavano il regime zarista di repressione.

 E tuttavia, cosa fece sin dall’inizio il potere Sovietico? 

Repressioni di massa. 

Non starò a parlare della scala, darò solo l’esempio più significativo: l’esecuzione della famiglia dello Zar con i loro bambini. 

Immagino che vi fosse una giustificazione ideologica nell’estinzione degli eredi. 

Ma perché uccidere il Dottor Botkin? 

Perché uccidere la servitù, gente di estrazione proletaria? 

Per quale motivo? 

Per nascondere il crimine.

Vedete, non ci abbiamo mai pensato prima. 

Bene, abbiamo combattuto con la gente che resisteva al potere sovietico armi alla mano, ma perché uccidere i preti? 

Solo nel 1918 vennero fucilati 3.000 preti, più di 10.000 nel decennio. 

Centinaia furono affogati sotto il ghiaccio nel fiume Don. 

Quando ci pensi, e quando esamini i nuovi dati, ti viene da vedere le cose in modo differente. 

In una delle sue lettere, credo a Molotov, Vladimir Lenin scrisse che “più rappresentanti della borghesia e del clero fuciliamo, meglio è”; non ricordo adesso le parole esatte. 

Sapete, questo approccio non si attaglia molto bene con alcune delle idee che avevamo sulla essenza del potere.

Oggi conosciamo anche il ruolo del Partito Comunista Bolscevico nel collasso dei fronti della prima guerra mondiale. 

Il fatto è che noi fummo sconfitti da uno sconfitto (diversi mesi dopo la Germania capitolò, e noi in conclusione ci trovammo a perdere la guerra ad opera di una potenza che a sua volta la perse, una situazione unica nella storia).

Perché? 

Per conquistare il potere. 

Sapendo tutto questo, come dovremmo valutare oggi la situazione, con le grandi, colossali perdite che il paese ha dovuto sopportare?

E poi c’è la questione dell’economia. 

Hanno dovuto adottare la Nuova Politica Economica perché nemmeno il sistema delle requisizioni funzionava. 

Era diventato impossibile rifornire di cibo le maggiori città. 

Ecco perché dovettero ricorrere all’economia di mercato, alla Nuova Politica Economica, che poi abbandonarono velocemente.

Vedete, in questo momento io sto esprimendo una mia analisi personale della situazione, le conclusioni a cui sono giunto. 

Una economia pianificata ha certi vantaggi, perché rende possibile concentrare le risorse della nazione sugli obiettivi principali. 

Ecco come risolsero il problema dell’assistenza medica, un chiaro successo del Partito a quei tempi. 

Ecco come risolsero il problema dell’educazione, una altro grande successo del Partito Comunista. 

Ecco come riuscirono a realizzare l’industrializzazione della produzione nel settore della difesa.

Credo che se non fosse stata realizzata la concentrazione delle risorse nazionali, l’Unione Sovietica non sarebbe stata in grado di prepararsi per la guerra con la Germania Nazista.

Le possibilità di essere sconfitti nella guerra sarebbero state molto più cospicue, con conseguenze catastrofiche per la nostra entità statale, per il popolo russo e per tutti i popoli dell’Unione Sovietica. 

E così, questi sono tutti evidenti risultati.

In ogni caso, alla fine dei conti, l’incapacità di fronteggiare i cambiamenti, di sfruttare le rivoluzioni tecnologiche e le nuove tecnologie provocò il collasso dell’economia.

In fin dei conti la ragione principale per cui sostenevo che dobbiamo esaminare con un punto di vista diverso le idee formulate dall’ex capo dello Stato Sovietico Vladimir Lenin. 

Di cosa stavamo parlando? 

Ho detto che una bomba era stata innescata sotto le fondamenta del nostro stato. Cosa ho inteso dire con questa espressione? 

Ve lo spiego ora. 

Mi riferivo alla discussione fra Stalin e Lenin a proposito della creazione del nuovo stato, l’Unione Sovietica.

Se siete storici dovreste sapere che sin dai primi momenti Stalin avanzò l’idea della autonomizzazione della futura Unione Sovietica. 

Secondo questa idea tutti di diversi soggetti del futuro stato avrebbero dovuto unirsi all’URSS come autonomie con una cospicua soggettività. 

Lenin criticò le opinioni di Stalin, sostenendo che fossero errate ed intempestive. Inoltre, promosse l’idea di unire le future entità (al tempo erano quattro: Russia, Ucraina, Bielorussia e, di fatto, Russia Meridionale, la Federazione del Caucaso del Nord, come era chiamata), queste cose le sapete meglio di me.

 Così, Lenin disse che lo stato, l’Unione Sovietica, si sarebbe formato sulla base di piena eguaglianza con la possibilità, per i soggetti, di separarsi dall’unione (posso avere riportato le parole esatte in maniera non corretta, ma l’idea era questa). 

Ecco la bomba a tempo innescata sotto la struttura dello stato. 

Non solo stabilirono dei confini etnici in uno stato multinazionale ed essenzialmente unitario, ma i confini vennero tracciati in maniera arbitraria, senza nessuna razionalità. Perché annettere il Donbass all’Ucraina? 

La ragione era aumentare la quota di proletariato in quella unità amministrativa per assicurarsi un maggior sostegno sociale. 

Una totale sciocchezza, come forse intuite. 

E non è questo l’unico esempio, ce ne sono molti altri. 

Per dire: una cosa è una autonomia culturale, un’ altra una autonomia con estese prerogative statali, ed un’altra cosa ancora è il diritto di secessione. 

Proprio questo, assieme ad una politica economica e sociale inefficiente, ha portato al collasso dello stato. 

Ecco la bomba ad orologeria.

Non era una bomba ad orologeria? 

Era proprio questo. 

Dobbiamo semplicemente esaminare con attenzione cosa è successo nel passato usando le fonti di cui disponiamo oggi. 

Comunque, non possiamo dipingere il passato tutto nero, o il presente, con la cronaca di oggi, tutto rosa. 

Dobbiamo fare una analisi attenta ed oggettiva, per evitare gli errori fatti e sviluppare il nostro stato, la nostra economia e la nostra società in modo che lo possano rendere più forte. 

Abbiamo questa opportunità, ed anche il Fronte Popolare Russo gioca in ruolo in questo progetto.


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